District 9

Ho visto questo film qualche mese fa ma l’ho voluto rivedere almeno una volta prima di postare sul blog perchè come ogni capolavoro va visto due volte per apprezzarlo a pieno… diciamolo subito: di film così ne esce uno ogni 10 anni! Ci troviamo di fronte ad un capolavoro della fantascienza (migliore anche di Avatar tanto per intenderci), per chi non lo conoscesse consiglio di vedere subito il trailer linkato qui accanto, vi avverto che capitere veramente di cosa parla il film solo a metà del filmato 🙂 .

Il giovane registra sudafricano Neill Blomkamp ha realizzato il film con 30 milioni di budget arrivando ad incassarne solo in USA 114, inoltre è notizia recente la nomination a 4 oscar (fra cui miglior film), quindi di sicuro ci troviamo di fronte ad un enorme successo, cosa c’e’ di così speciale in questo film?

ATTENZIONE SPOILER District 9 dipinge un 2010 di una realtà alternativa dove nel 1982 una grossa nave spaziale aliena si ferma sui cieli di Johannesburg (Sudafrica), ma, a differenza di quanto si può immaginare, gli alieni presenti sulla nave sono “stupidi” ed in gravi condizioni sanitarie e vengono trasferiti in una sorta di “campo profughi” dove rimangono per 30 anni, da qui il primo punto innovativo: si tratta di un ribaltamento della tipica trama “alieno cattivo che vuole invadere la Terra”, in questo caso sono i terrestri ad opprimere i visitatori alieni eseguendo esperimenti scelllerati su di loro per tentare di carpire un modo per far funzionare le loro armi.

Ma District 9 è anche un bellissimo ed efficace modo per parlare alle masse dei problemi del razzismo e dell’integrazione sfruttando questo “Apartheid fantascientifico” (non molto dissimile da quello reale). Blomkamp ha avuto l’idea di girare alcune vere interviste ad abitandi di Johannesburg sul tema degli odi razziali, inserite nel film automaticamente sembrano essere riferite agli alieni, mentre in origine si stava parlando del mondo reale! Geniale!

Oltre ai toccanti temi etici District 9 presenta anche una bellissima computer grafica, gli alieni (chiamati in tono dispregiativo “gamberoni” per la loro somiglianza ai noti artropodi così “amati” dalla nostra cucina) e la loro interazione con gli attori umani sono state realizzate in modo eccellente; le loro sembianze, le loro movenze e la loro lingua (rigorosamente sottotitolata) sembrano veramente aliene!

Va menzionata anche la fotografia del film sicuramente non standard, che parte come un “docu-fiction” formato da un collage di finte interviste, spezzoni di telecamere di sorveglianza, notizie di telegiornale, ecc. e si trasforma via via concludendosi come action-movie. Belli gli effetti delle armi aliene e la sequenza del “mech” (forse un po’ troppo prevedibile vista l’originalità del resto del film, ma sicuramente d’effetto).

Altro elemento anomalo è il protagonista della storia (Wikus Van De Merwe) che non incarna affatto lo stereotipo dell’eroe hooywoodiano, passando più volte durante il film da “buono” ad anti-eroe e viceversa con vari colpi di scena. La “kafkiana” trasformazione in gamberone è forse la parte meno innovativa di tutto il film, ricorda molto “La Mosca”, anche se il finale non è proprio quello che si aspetterebbe lo spettatore medio!

In conclusione va detto che District 9 è sicuramente un film poliedrico che presenta una serie molto variegata di situazioni che passano (agevolmente) dall’azione, alla comicita, fino ai temi etici/sociali e alle scene strappalacrime, difficilmente si era visto prima una tale completezza in ambito fantascientifico quindi tanto di cappello!

Sembra ormai quasi certo che ci sarà un sequel, ma a differenza di quanto si può pensare sembra che sarà un prequel, attendiamo fiduciosi!

Rating: ★★★★★

Chicca finale: gustateti “Alive in Joburg” (con sottotitoli in italiano), il cortometraggio realizzato nel 2005 da Blomkamp che ispirò District 9.

Frase più bella del film (si tratta in realtà di una scena presente solo nel trailer e non nel film!):

– Perché siete qui?
– Non avevamo scelta, siamo precipitati qui.
– Perché non ve ne andate?
– Come facciamo ad andarcene se voi ci trattenete qui?
– Come funzionano le vostre armi?
– Non vogliamo farvi del male, vogliamo solo tornare a casa.

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